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Eric Dolphy: At Five Spot to Iron Man Revisited

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Eric Dolphy: At Five Spot to Iron Man Revisited
Riunire in un unico CD di quasi ottanta minuti due capolavori cosa determina? Un capolavoro al quadrato, ovviamente, ed è quanto avviene in questo album semplicemente maestoso, i cui primi tre brani riprendono il live inciso al Five Spot il 16 luglio 1961 dal quintetto da favola riunito per l'occasione da Eric Dolphy, all'epoca trentatreenne, il cui nome iniziava finalmente a circolare con una certa insistenza nel mondo del jazz anche al di là dei colleghi che già ne conoscevano le doti decisamente fuori dal comune. In quel quintetto il "dirimpettaio" principale del polistrumentista losangelino era il giovanissimo Booker Little (dieci anni di meno), sciaguratamente destinato a lasciarci neanche tre mesi dopo a causa di un'uremia.

I temi eseguiti si devono nell'ordine a Mal Waldron, allo stesso Little e a Dolphy, e non crediamo che necessitino di particolari approfondimenti, se non per dire che il jazz che fece da ponte fra l'eredità di matrice bop e il nascente free jazz (l'omonimo album di Ornette Coleman, con dentro Dolphy, guarda caso, era stato inciso pochi mesi prima, nel dicembre 1960) trova qui una delle sue massime espressioni.

Il secondo album qui riproposto è Iron Man, inciso due anni dopo più o meno esatti, il 3 luglio 1963, in studio (il suo gemello è Music Matador, uscito nel corso degli anni con vari titoli, entrambi, almeno in origine, su Douglas) e ci offre un Dolphy più progettuale, ardimentoso, già sulla linea che di lì a qualche mese darà vita al suo capolavoro (nonché capolavoro del jazz tout court) Out to Lunch, dopo di che anche lui, il 29 giungo 1964, ci lascerà in circostanze abbastanza raccapriccianti (per la relativa facilità con cui avrebbe potuto essere salvato, se non si fosse adottato, in quel di Berlino, il facile sillogismo nero + jazzista = tossicomane). Tre brani recano la firma del polistrumentista, mentre il quarto e ultimo è il celeberrimo "Jitterburg Waltz" di Fats Waller risciacquato a fonti più moderne, pur rispettandone l'essenza.

L'intersecarsi fra composizione e improvvisazione ha momenti esaltanti, grazie al leader ma a tutti (c'è già il vibrafono di Bobby Hutcherson, poi cardine del citato Out to Lunch, e c'è un diciottenne Woody Shaw alla tromba), con un brano, "Burning Spear," addirittura in tentetto, anche se il "contorno" al gruppo di base entra solo nei collettivi, ciò che non accade per esempio in "Music Matador" nell'album omonimo, in particolare relativamente a Prince Lasha e Sonny Simmons, che del resto ne sono gli autori. Insomma, stiamo parlando di un album eccelso, capace anche oggi di restituirci emozioni notevoli e ogni volta nuove (o quanto meno rinnovate).

Per chi non possedesse gli album originali, un CD indispensabile, per tutti gli altri una ripassata assolutamente salutare.

Disco della settimana.

Track Listing

Fire Waltz; Bee Vamp; The Prophet; Iron Man; Burning Spear; Mandrake; Jitterbug Waltz.

Personnel

Eric Dolphy
woodwinds
Richard Davis
bass, acoustic
Woody Shaw
trumpet
Prince Lasha
saxophone, alto
Sonny Simmons
saxophone, alto
Clifford Jordan
saxophone, tenor
Bobby Hutcherson
vibraphone
Eddie Khan
bass, acoustic
Additional Instrumentation

Eric Dolphy: alto saxopohone, bass clarinet, flute; Booker Little: trumpet on #1/3; Mal Waldron: piano on #1/3; Richard Davis: double bass on #1/3, 5 & 6; Ed Blackwell: drums on #1/3; Woody Shaw: trumpet on #4/7; William “Prince” Lasha: flute on #5; Huey “Sonny” Simmons: alto saxophone on #5; Clifford Jordan: tenor saxophone on #5; Garvin Bushell: bassoon on #5; Bobby Hutcherson: vibraphone on #4/7; Eddie Kahn: double bass on #4,5 & 7; J.C. Moses: drums on #4/7.

Album information

Title: At Five Spot to Iron Man Revisited | Year Released: 2023 | Record Label: Ezz-thetics


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